Questionario agile, ecco i risultati
Un buon successo di pubblico e di critica. Questo si porta a casa il ‘Questionario agile’ che la Cgil dell’Ente Regione Piemonte ha somministrato a tutti i dipendenti con l’invito a partecipare, per descrivere come è stata vissuta questa nuova modalità lavorativa. Che, è bene ricordarlo, ‘lavoro agile’ propriamente inteso non è, innanzi tutto per tre ragioni: la prima, è stato obbligatorio e non frutto di una scelta, a causa della situazione pandemica in atto; è stato improvviso, senza poter usare del tempo per organizzarlo nei dettagli e, infine, viene svolto da casa (con la paura delle uscite che tutti noi abbiamo vissuto a inizio Pandemia… un vero incubo, diciamolo pure).
Detto questo, hanno risposto al questionario quasi 694 su circa 3200 dipendenti regionali (tra ruoli della Giunta e del Consiglio), per un buon 22 %, un risultato, dunque, di tutto rispetto.
Le colleghe e i colleghi della Regione Piemonte che hanno speso tempo nel compilarlo sono state in larga misura donne 64,7% contro un 34,9% di uomini.
Tutte le percentuali di risposta con diagrammi sono consultabili qui: https://datastudio.google.com/s/p083hmCK3Mw
Promosso il lavoro agile
Il nostro campione rappresentativo ha promosso a pieni voti il ‘lavoro agile’ con un bel 78,2% di colleghi che sarebbero disposti a continuare l’esperienza lavorativa in smart working anche al termine dell’emergenza e con soltanto un 7,1% che, invece, preferirebbe non continuare con tale modalità lavorativa.
La maggioranza, poi, vorrebbe alternare il lavoro agile al lavoro in presenza: il 39,9% opterebbe per uno smart su 3 giorni, il 31,2% su 2 giorni, il 16,4% su 4 giornate e il 6.5% su 1 giornata sola.
Tempi di vita e tempi di lavoro
La maggioranza dei colleghi (il 69,3%) ha adottato anche a casa un’organizzazione temporale simile a quella dell’orario di ufficio mentre il 23,8& ha invece seguito una parcellizzazione oraria seguendo una scansione più congeniale a livello personale. Il 6,8% ha prolungato troppo l’orario di lavoro, nonostante lo smart working.
Quasi il 60% degli intervistati ha organizzato meglio il proprio tempo di lavoro, il 30,5% non ha rilevato differenze nel tempo di lavoro tra smart e ufficio, mentre il 10,4% ha fatto fatica a organizzarsi.
Secondo il 48,3% dei colleghi l’attività svolta in smart working è paragonabile a quella espletata in ufficio, lo è abbastanza per il 40,8% e per il 7,6% è poco paragonabile.
Gli strumenti a disposizione
Il 65,1% dei dipendenti regionali in smart working ha utilizzato strumenti propri per assolvere alle funzioni del lavoro agile e il 62,1% ha dichiarato che sono stati posti in essere supporti di varia natura dall’Ente per gestire questa nuova modalità lavorativa. Non ha però ricevuto alcuna indicazione per lavorare meglio in team a distanza il 62,1% del nostro campione e il 31,7% unito a un 29,3% ritiene che la formazione sul lavoro ‘da remoto’ e sull’ottimizzazione della produttività nel lavoro da casa sia un sostegno importante al lavoro agile che l’ente potrebbe mettere a disposizione dei propri dipendenti. L’87,3% ha dichiarato di usare nuove soluzioni tecniche web per comunicare.
Gli ambiti del confronto
Per il 58,9% dei colleghi, i momenti di confronto con il proprio responsabile, nella modalità smart sono assimilabili ai momenti in presenza e anche il confronto con i colleghi, per il 45,1% è assimilabile alla situazione in ufficio mentre per il 37% è meno frequente.
Il lavoro in team, da remoto, non ha differenze sostanziali per il 39% degli intervistati ma, per il 36,9% è invece più difficile.
Il controllo
Il 71,3 % dei dipendenti regionali ha rendicontato la propria attività lavorativa al resposnabile. Il 45,7% l’ha fatto con report settimanali, il 17,9% con report giornalieri e un altro 17,9% a step su attività specifiche.
Il profilo degli intervistati
La maggioranza del campione che ha risposto al questionario è inquadrato nella Categoria D con posizione, in quasi egual misura hanno risposto i dipendenti inquadrati nella D senza PO e nella C. Pochi il personale di Categoria B e i Dirigenti.
Per quanto riguarda l’anagrafica, la maggioranza di coloro che hanno risposto si collocano tra i 50 e 60 anni (48,6%), tra i 40 e i 50 (il 33,4%) e il 12,7% ha più di 60 anni.
La maggioranza del campione ha un profilo amministrativo (il 59,2%) e il 37,2% è invece tecnico. La laura magistrale contraddistingue il 48,4% degli intervistati, il 26,8% è diplomato, mentre il 14,6% ha conseguito la laurea breve.

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